Vendita San Siro, il verde Monguzzi esce dalla maggioranza: “Dal sogno Pisapia all’incubo di oggi”

1 ott 2025

Il sindaco Giuseppe Sala e il consigliere Carlo Monguzzi quando scherzavano insieme facendo il pugno chiuso
Milano – L’affaire San Siro provoca scossoni e divorzi nel centrosinistra a Palazzo Marino, come era prevedibile. Il primo a dichiarare l’uscita dalla maggioranza che sostiene il sindaco Beppe Sala è Carlo Monguzzi, consigliere comunale di Europa Verde La decisione, dopo mesi di aspre critiche rivolte all'operato del primo cittadino e dell'amministrazione, è stata ufficializzata dopo l'approvazione della delibera sulla vendita dello stadio che il politico milanese considera il punto di rottura definitivo. "In Comune la politica è finita. Vincono cinismo e opportunismo. Dal sogno iniziato con Pisapia all'incubo di questi giorni. Per me la misura è colma. Addio", scrive il 74enne Monguzzi in una nota dai toni durissimi.
Chi è MonguzziStorico volto dell'ambientalismo italiano, Monguzzi ha contribuito alla nascita dei Verdi e di Legambiente, di cui è stato presidente regionale. Nel corso della sua carriera è stato assessore all'Ambiente di Regione Lombardia, presidente della Commissione Ambiente e Mobilità del Comune di Milano, consigliere comunale del Partito Democratico e, nell'attuale legislatura, era stato eletto nella lista "Europa Verde - Sala Sindaco". La sua presenza in Consiglio comunale è sempre stata caratterizzata da una forte autonomia politica: è stato tra i pochi, all'interno della maggioranza di centrosinistra, a prendere pubblicamente le distanze dalle decisioni della Giunta che non condivideva. La frattura si è acuita negli ultimi mesi e ha trovato il suo epilogo con la delibera su San Siro. "La situazione dopo il Salva Milano è addirittura molto, molto, peggiorata" scrive nel comunicato d'addio, aggiungendo che "la delibera stadio è contro persino il Comitato Legalità" ed "è stata eliminata la funzione delle Commissioni consiliari che ora non hanno più alcun ruolo. Con la tagliola applicata nella notte di San Siro - conclude - hanno addirittura impedito la votazione dei nostri emendamenti".

Per Monguzzi, la svolta più grave riguarda gli equilibri politici: "il macigno politico (che era nell'aria da tempo e che si ripeterà) è la sostituzione di una parte della maggioranza (ambientalisti e sinistra) con Forza Italia. La maggioranza diventa diversa da quella uscita dalle urne". Il consigliere rimarca infine di non essere lui ad aver tradito il mandato ricevuto dagli elettori ma la coalizione stessa: "Non servono né riflessioni profonde, né riunioni che convocano altre riunioni, la realtà è lampante: la maggioranza green non c'è più. C'è una coalizione che ama il cemento, il Salva Milano, la svendita di San Siro. È salutare starne alla larga". E conclude: "Non sono io che esco dalla maggioranza, è questa coalizione che ha tradito i valori, gli ideali e le promesse con cui siamo stati eletti. Siamo passati dal sogno iniziato con Pisapia alla deriva e all'incubo di questi giorni".
Le dimissioni di FumagalliOltre al dissenso dei Verdi, c’è il caso interno alla lista Sala con Marco Fumagalli che si è dimesso da capogruppo della civica, di cui continua a fare parte, essendosi rifiutato di votare a favore dell’operazione stadio. Ha motivato la scelta in aula richiamando la tutela ambientale e la salute pubblica. Enrico Fedrighini, del Gruppo misto ed ex esponente della coalizione, parla di uno strappo politico che riguarda chi ha sostenuto la delibera: "Dopo il voto dell'altra notte, è la stessa maggioranza di centrosinistra ad essersi dimessa da sé stessa. Non nei confronti miei, di Monguzzi o altri, ma nei confronti della città e degli elettori ai quali nel 2021 abbiamo chiesto il voto". Fedrighini richiama il programma elettorale: "Nel documento non c'è una riga sul Meazza o su San Siro. Si dichiarava che la città deve essere luogo della sostenibilità. Sostenibilità per chi? Per i cittadini o per la finanza immobiliare?". La vendita dello stadio viene definita "la più grande operazione di alienazione di un bene pubblico nella storia della città", affidata a privati "dei quali non conosciamo nemmeno l'identità".
Il Giorno